Candle in the Wind

Candle in the Wind

30 giu 2012

Silenzio



L'energia del Tutto ha preso possesso di te.
Sei posseduto, non sei più, il Tutto è.
In questo momento, mentre il silenzio penetra in te, ne puoi comprendere il significato, poiché è lo stesso silenzio sperimentato da Gautama il Buddha.
Il sapore del silenzio è lo stesso.
Il tempo muta, il mondo continua a cambiare, ma l'esperienza del silenzio, la sua gioia, resta la stessa. 
Quella è la sola cosa su cui puoi fare affidamento, la sola cosa che non muore mai. 
È la sola cosa che puoi definire il tuo essere più autentico.

Osho




Il silenzio, simile alla ricettività specchiante di una notte colma di stelle in cui splende la Luna piena, è riflesso al di sotto nel lago brumoso. Il volto che si staglia nel cielo è in profonda meditazione, una dea della notte che dona profondità, pace e comprensione.
Questo è un tempo estremamente prezioso. 
Ti sarà facile riposarti all'interno, scandagliare le profondità del tuo silenzio interiore, laddove esso incontra il silenzio dell'universo.
Non c'è nulla da fare, nessun luogo dove andare, e la qualità del tuo silenzio interiore permea ogni cosa che fai.

Alcune persone potranno sentirsi a disagio, tanto sono abituate al clamore e all'infuriare del mondo. Non ti preoccupare, cerca coloro che sono in grado di risuonare col tuo silenzio, oppure goditi la solitudine.
Questo è il tempo di tornare a casa, a te stesso.
La comprensione e le intuizioni che ti giungono in questi momenti si manifesteranno in seguito con grande chiarezza.

24 giu 2012

Dovunque, in ogni istante


"Hai appreso anche tu quel segreto del fiume: che il tempo non esiste?"
Un chiaro sorriso si diffuse sul volto di Vasudeva.
"Si Siddharta" rispose.
"Ma è questo ciò che tu vuoi dire: che il fiume si trova dovunque in ogni istante, alle sorgenti e alla foce, alla cascata, al traghetto, alle rapide, nel mare, in montagna, dovunque in ogni istante, e che per lui non vi è che presente, neanche l'ombra del passato, neanche l'ombra dell'avvenire?".
"Si, questo" disse Siddharta.
E quando l'ebbi appreso, allora considerai la mia vita, e vidi che è anch'essa un fiume, vidi che soltanto ombre, ma nulla di reale, separano il ragazzo Siddharta dall'uomo Siddharta e dal vecchio Siddharta. Anche le precedenti incarnazioni di Siddharta non furono un passato, e la sua morte e il suo ritorno a Brahma non sono un avvenire.

“Nulla fu, nulla sarà: tutto è. Tutto ha realtà e presenza..." 

Siddharta parlava con entusiasmo; questa rivelazione l'aveva reso profondamente felice. Oh, non era forse il tempo la sostanza di ogni pena, non era forse il tempo la sostanza di ogni tormento e d'ogni paura, e non sarebbe stato superato e soppresso tutto il male, tutto il dolore del mondo, appena si fosse superato il tempo, appena si fosse trovato il modo di annullare il pensiero del tempo?

Siddharta - H. Hesse 



22 giu 2012

Una Vita Felice


Tutti, o Gallione, vogliono vivere felici, ma quando poi si tratta di riconoscere cos'è che rende felice la vita, ecco che ti vanno a tentoni; a tal punto è così poco facile nella vita raggiungere la felicità, che uno, quanto più affannosamente la cerca, tanto più se ne allontana, per poco che esca di strada; che se poi si va in senso opposto, allora più si corre veloci e più aumenta la distanza. 
Perciò dobbiamo prima chiederci che cosa desideriamo; poi considerare per quale strada possiamo pervenirvi nel tempo più breve, e renderci conto, durante il cammino, sempre che sia quello giusto, di quanto ogni giorno ne abbiamo compiuto e di quanto ci stiamo sempre più avvicinando a ciò verso cui il nostro naturale istinto ci spinge. 
Finché vaghiamo a caso, senza seguire una guida ma solo lo strepito e il clamore discorde di chi ci chiama da tutte le parti, la nostra vita si consumerà in un continuo andirivieni e sarà breve anche se noi ci daremo giorno e notte da fare con le migliori intenzioni. 
Si stabilisca dunque dove vogliamo arrivare e per quale strada, non senza una guida cui sia noto il cammino che abbiamo intrapreso, perché qui non si tratta delle solite circostanze cui si va incontro in tutti gli altri viaggi; in quelli, per non sbagliare, basta seguire la strada o chiedere alla gente del luogo, qui, invece, sono proprio le strade più frequentate e più conosciute a trarre maggiormente in inganno. 
Da nulla, quindi, bisogna guardarsi meglio che dal seguire, come fanno le pecore, il gregge che ci cammina davanti, dirigendoci non dove si deve andare, ma dove tutti vanno. E niente ci tira addosso i mali peggiori come l'andar dietro alle chiacchiere della gente, convinti che le cose accettate per generale consenso siano le migliori e che, dal momento che gli esempi che abbiamo sono molti, sia meglio vivere non secondo ragione, ma per imitazione.

Seneca, De Vita Beata



18 giu 2012

Cosmic Love




Una stella cadente è caduta dal tuo cuore
Ed è atterrata nei miei occhi
Ho gridato forte, mentre vi entrava,
E ora mi ha lasciato cieca

Le stelle e la Luna sono tutte state buttate giù
Mi hai lasciato al buio
Nessuna alba, nessun giorno, sto sempre al crepuscolo
All’ombra del tuo cuore...

E al buio riesco a sentire il battito del tuo cuore
Ho provato a trovare il suono
Ma poi si è interrotto e son rimasta al buio,
Perciò sono diventata Oscurità

Le stelle e la Luna sono tutte state buttate giù
Mi hai lasciato al buio
Nessuna alba, nessun giorno, sto sempre al crepuscolo
All’ombra del tuo cuore

Ho preso le stelle dai tuoi occhi e poi ne ho fatto una mappa
E sapevo che in qualche modo avrei trovato la strada del ritorno
Poi ho sentito il battito del tuo cuore, eri anche tu nell’oscurità
Perciò sono rimasta nell’oscurità, con te

Le stelle e la Luna sono tutte state buttate giù
Mi hai lasciato al buio
Nessuna alba, nessun giorno, sono sempre al crepuscolo
All’ombra del tuo cuore

15 giu 2012

La Chiave del Tempo Perduto


Ed ecco, macchinalmente, oppresso dalla giornata grigia e dalla previsione d'un triste domani, portai alle labbra un cucchiaino di tè, in cui avevo inzuppato un pezzo di «madeleine».
Ma, nel momento stesso che quel sorso misto a briciole di focaccia toccò il mio palato, trasalii, attento a quanto avveniva in me di straordinario.
Un piacere delizioso m'aveva invaso, isolato, senza nozione della sua causa.
M'aveva reso indifferenti le vicissitudini della vita, le sue calamità, la sua brevità illusoria, nel modo stesso che agisce l'amore, colmandomi d'un'essenza preziosa: o meglio quest'essenza non era in me.
Era me stesso. 
Avevo cessato di sentirmi mediocre, contingente, mortale.
Donde m'era potuta venire quella gioia violenta? 
Sentivo ch'era legata al sapore del tè e della focaccia, ma la sorpassava incommensurabilmente, non doveva essere della stessa natura. 
Donde veniva?  Che significava?  Dove afferrarla?
Bevo un secondo sorso in cui non trovo nulla di più che nel primo, un terzo dal quale ricevo meno che dal secondo. E' tempo ch'io mi fermi, la virtù della bevanda sembra diminuire.

E' chiaro che la verità che cerco non è in essa, ma in me.
Essa l'ha risvegliata, ma non la conosce, e non può che ripetere indefinitamente, con forza sempre minore, quella stessa testimonianza che io sono incapace d'interpretare e che voglio almeno poterle donare di nuovo e ritrovare a mia disposizione intatta, fra poco, per una spiegazione decisiva. 
Depongo la tazza e mi rivolgo al mio animo. Tocca a esso trovare la verità.
Ma come?
Grave incertezza, ogni qualvolta l'animo nostro si sente sorpassato da sé medesimo; quando lui, il ricercatore, è al tempo stesso anche il paese tenebroso dove deve cercare e dove tutto il suo bagaglio non gli servirà a nulla. 
Cercare? non soltanto: creare.
Si trova di fronte a qualcosa che ancora non è, e che esso solo può rendere reale, poi far entrare nella sua luce.

E ricomincio a domandarmi che mai potesse essere quello stato sconosciuto, che non portava con sé alcuna prova logica, ma l'evidenza della sua felicità, della sua realtà dinanzi alla quale ogni altra svaniva. 
Voglio provarvi a farlo riapparire.
Indietreggio col pensiero al momento in cui ho bevuto il primo sorso di tè.
Ritrovo lo stesso stato, senza una nuova luce. 
Chiedo al mio animo ancora uno sforzo, gli chiedo di ricondurmi di nuovo la sensazione che fugge.
E perché niente spezzi l'impeto con cui tenterà di riafferrarla, allontano ogni ostacolo, ogni pensiero estraneo, mi difendo l'udito e l'attenzione dai rumori della stanza accanto.  Ma, sentendo come l'animo mio si stanchi senza successo, lo costringo a prendersi quella distrazione che gli rifiutavo, a pensare ad altro, a ripigliar vigore prima d'un tentativo supremo.
Poi, una seconda volta, gli faccio intorno il vuoto; di nuovo gli metto di fronte il sapore ancora recente di quel primo sorso, e sento in me trasalire qualcosa che si sposta e che vorrebbe alzarsi, qualcosa che si fosse come disancorata, a una grande profondità, non so che sia, ma sale adagio adagio; sento la resistenza, e odo il rumore delle distanze traversate.

Certo, ciò che palpita così in fondo a me dev'essere l'immagine, il ricordo visivo, che, legato a quel sapore, tenta di seguirlo fino a me.  Ma si agita in modo troppo confuso; percepisco appena il riflesso neutro in cui si confonde l'inafferrabile turbinio dei colori smossi; ma non so distinguere la forma, né chiederle, come al solo interprete possibile, di tradurmi la testimonianza del suo contemporaneo, del suo inseparabile compagno, il sapore, chiederle di rivelarmi di quale circostanza particolare, di quale epoca del passato si tratti.
Toccherà mai la superficie della mia piena coscienza quel ricordo, l'attimo antico che l'attrazione d'un attimo identico è venuta così di lontano a richiamare, a commuovere, a sollevare nel più profondo di me stesso?
Non so. 
Adesso non sento più nulla, s'è fermato, è ridisceso forse; chi sa se risalirà mai dalle sue tenebre? Debbo ricominciare, chinarmi su di lui dieci volte.
E ogni volta la viltà, che ci distoglie da ogni compito difficile, da ogni impresa importante, m'ha consigliato di lasciar stare, di bere il mio tè pensando semplicemente ai miei fastidi di oggi, ai miei desideri di domani, che si possono ripercorrere senza fatica.

E ad un tratto il ricordo m'è apparso.
Quel sapore era quello del pezzetto di «madelaine» che la domenica mattina a Combray, quando andavo a salutarla nella sua camera, la zia Léonie mi offriva dopo averlo bagnato nel suo infuso di tè o di tiglio.
La vista della focaccia, prima d'assaggiarla, non m'aveva ricordato niente....

Ma, quando niente sussiste d'un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, più tenui ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l'odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l'immenso edificio del Ricordo.



 Alla Ricerca del Tempo perduto - M. Proust 

13 giu 2012

Tramonti



Oh, piccolo principe, ho capito a poco a poco la tua piccola vita malinconica.
Per molto tempo tu non avevi avuto per distrazione che la dolcezza dei tramonti.
Ho appreso questo nuovo particolare il quarto giorno, al mattino, quando mi hai detto:
-"Mi piacciono tanto i tramonti. Andiamo a vedere un tramonto..."
-"Ma bisogna aspettare..."
-"Aspettare che?"
-"Che il Sole tramonti..."

Da prima hai avuto un'aria molto sorpresa, e poi hai riso di te stesso e mi hai detto:
-"Mi credo sempre a casa mia!..."
Ma sul tuo piccolo pianeta ti bastava spostare la tua sedia di qualche passo.
E guardavi il crepuscolo tutte le volte che volevi...

-"Un giorno ho visto il Sole tramontare quarantatrè volte!
 Sai... quando si è molto tristi si amano i tramonti..."
-"Il giorno delle quarantatrè volte eri tanto triste?"
Ma il piccolo principe non rispose...


A. De Saint Exupèry



10 giu 2012

May It Be



Possa la Stella del Vespro
Risplendere su di te.
Quando l’ Oscurità scenderà
Possa il tuo cuore essere puro.
Percorri un sentiero solitario
Oh, quanto lontano sei da casa...

La notte è giunta
Abbi fede e troverai la tua strada.
È calata la notte
Una promessa vive dentro di te, adesso

Possano le Ombre che ti cercano
Andarsene lontano.
Possa il tuo viaggio continuare
Alla Luce del giorno.
Quando la Notte starà per sopraffarti
Possa tu risollevarti e trovare il Sole.

La notte è scesa
Abbi fede e troverai la tua strada.
È calata la notte
Una promessa vive dentro di te.
Una promessa ti sorregge.

6 giu 2012

Sonetto 109




No, non dire mai che il mio cuore è stato falso
Anche se l’assenza sembrò ridurre la mia fiamma;
come non è facile ch’io mi stacchi da me stesso,
così è della mia anima che vive nel tuo petto:

quello è il rifugio mio d’amore; se ho vagato
come chi viaggia, io di nuovo lì ritorno
fedelmente puntuale, non mutato dagli eventi,
tanto ch’io stesso porto acqua alle mie colpe.

Non credere mai, pur se in me regnassero
tutte le debolezze che insidiano la carne,
ch’io mi possa macchiare in modo tanto assurdo
da perdere per niente la somma dei tuoi pregi:

perché niente io chiamo questo immenso universo
tranne te, mia rosa; in esso tu sei tutto.


W. Shakespeare







3 giu 2012

Io non ho paura




Ed aspettare è quel segreto che vorrei insegnarti
Matura il frutto e il tuo dolore non farà più male
E adesso alza lo sguardo
Difendi con l’amore il tuo passato
Ed io da qui ti sentirò vicino

Io non ho paura
Io non ho paura

E poi lasciarti da lontano, rinunciare anche ad amare
Come se l’amore fosse clandestino
Fermare gli occhi un istante e poi sparare
In mezzo al cielo il tuo Destino

Per ogni Sogno calpestato ogni volta che hai creduto
In quel sudore che ora bagna la tua schiena
Abbraccia questo vento e sentirai che il mio respiro è più sereno...

Io non ho paura
Di quello che non so capire
Io non ho paura
Di quello che non puoi vedere
Io non ho paura
Di quello che non so spiegare
Di quello che ci cambierà....