Candle in the Wind

Candle in the Wind

30 gen 2012

Un amore che comincia d'estate



Un amore che comincia d'estate
è un amore in salute.
E’ orrizzontale
seminudo
si abbina all'allegria di canzoni furbe
mentre qualcun altro
porta il cane a pisciare
sul lungomare degli astronomi

Tutto quel sudore lo fa scivoloso
ma quando cade
sa ridere di sé…

Si toglie gli anni
tiene aperte tutte le finestre
informa il mondo.

Se il Sole avesse
solo un pò di humour
gli riserverebbe l'occhiolino
del nonno al nipote sveglio

Un amore che comincia d'estate
non ha paura del cancro alla pelle,
non ha paura…

Fa comodo anche agli altri
che possono così chiamarlo stupido
fatuo passeggero virale
di basso profilo, di cattivo gusto
possono tenere gli specchi
dentro le federe marroni...

Quelli che si fingono più a favore
lasciano che si sappia
il loro compatire
mentre dicono:
“una vita ce l'abbiamo tutti”

Non è che gli abissi cambino…
e nemmeno l'idea di fortuna
né del suo contrario….
fa solo prima a spogliarsi....

Toglie un pò di lavoro a san Lorenzo
si prende cura di sé
lasciandosi andare
alla barba che non si fa
al trucco che non si mette

Un amore che comincia d'estate
si è perso la primavera
ma non lo si vedrà mai pensare
all'autunno imminente...








28 gen 2012

Ritorno all'Innocenza



                                                 Amore, devozione
Sensazioni, emozioni

Non avere paura di essere debole
non essere troppo orgoglioso di essere forte
guarda solo nel tuo cuore
e vivrai il ritorno a te stesso
il ritorno all’Innocenza

Se vuoi, inizia a ridere
se devi, inizia a piangere
sii te stesso, non ti nascondere
credi nel Destino

Non preoccuparti di ciò che dice la gente
segui solo la tua strada
non arrenderti, non perdere la possibilità
di ritornare all’Innocenza

Non è l’inizio della fine
è il ritorno a te stesso
il ritorno all’Innocenza.


27 gen 2012

Giornata della Memoria



Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.

Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.

Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.

Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.

Primo Levi 



Ogni negazione dell'altrui identità in nome del "Bene ideologico" 
è il peggior abominio che un essere umano possa compiere 
nei confronti di un suo simile. 



25 gen 2012

Dalla decisione al cambiamento



“Dov'è il pericolo c'è anche la salvezza.” Hölderlin

Quando ci sentiamo in crisi, siamo abituati a dare la colpa agli altri: qualcuno ci ha fatto del male, nessuno ci capisce, qualcosa ci ha nuociuto.  
Ed invece ci dovremmo assumere la responsabilità di quello che facciamo, nel senso etimologico del termine: di una abilità nel dare risposte adeguate a ciò che ci accade, una respons-ability.
Quando la crisi arriva, è bene ricordarci che essa porta sempre con sé una chance.
La parola crisi (krisis) nell’antica Grecia significava, allo stesso tempo, sia pericolo che decisione e, in modo stupefacente, nell’antica Cina questa espressione era scritta con un doppio ideogramma dal duplice significato (wei ji): pericolo e  opportunità.
Una crisi, dunque, viene vista in modo simile sia nella saggezza orientale che in quella occidentale: ogni crisi ci vuole costringere a prendere delle decisioni e rappresenta una porta (op-portunus in latino era il vento che riconduceva in porto la nave) attraverso la quale passare per ritrovare un nuovo equilibrio.
Così, per esempio, i sintomi delle malattie e ogni disagio psichico non sono solo un richiamo del passato, da sopprimere, da abbattere come un ostacolo, o una ferita da cicatrizzare, ma una memoria da ritrovare, un consiglio a mettersi a nudo davanti ai propri occhi e anche un invito rivolto al futuro ed a porci la domanda: “Cosa mi sta chiedendo? –  A cosa m’invita? – Verso dove vuol portare la mia riflessione?”

Dunque la parola crisi si riferisce a quell’estremo, relativo, verso cui la vita ci spinge ed in cui siamo obbligati a prendere una DECISIONE.
Si verifica una rottura di un equilibrio raggiunto, stabile, cui segue la necessità di cambiare la propria visione dei fatti, di modificare uno schema mentale o di comportamento già sperimentato, perché questi  svelano la loro inadeguatezza di fronte alla situazione presente. 
Il pericolo ed il malessere contengono in sé un’occasione di trasformazione ed allora lo stato di crisi è un momento di grande apertura al cambiamento (sia affettivo che cognitivo) verso un più alto livello qualitativo di vita oppure, se non si sfrutta l’opportunità, destinato a segnare la decadenza attraverso crisi successive sempre più forti. L’individuo in crisi, pertanto, per crescere qualitativamente, deve elaborare modalità completamente nuove di approccio rispetto agli eventi in cui è attore.
La decisione è la cerniera tra la crisi ed il cambiamento: essa stessa è un cambiamento, come lo è la crisi, il tutto nell’ambito della processualità.

E’ davvero interessante conoscere come lo Yi Jing, nell’esagramma n° 43, illustri con saggezza che cosa sia una decisione.

Esagramma 43. Guài (Kuai). 

La decisione. Mostrarsi risoluti.
Aprire un passaggio.
La fermezza apre un varco verso la “souplesse” (morbidezza, docilità, elasticità).

La vera decisione (dal latino de-caedere = toglier via) non è mai qualcosa di spontaneo ed istintivo, ma presuppone un’attenta riflessione in un certo lasso di tempo, unita alla considerazione delle conseguenze della scelta che si effettua.
Questa scelta, dunque, scarta definitivamente, “toglie via”, le alternative meno adatte al nostro Tao, quelle che, nella valutazione, sono meno interessanti o ci offrono meno contatto con la nostra interiorità, il nostro processo interiore.
Ed è, soprattutto, una scelta che ci fa uscire dall’esitazione, perché altrimenti la tanta energia rischia di debordare.
In Guài, la forza si è talmente accumulata che deve manifestarsi (con parole chiare) attraverso una decisione, ma canalizzandosi in modo corretto e riflessivo, altrimenti vi è il rischio di essere superati dal troppo yang (di farsi trasportare da ciò che si ha da dire o che si vuol fare).

E’ il tipico rischio delle situazioni in cui siamo sul punto di riuscire: l’ultima mossa è quella più delicata. Bisogna ben prepararsi e saggiamente trattenersi, dosando la forza senza che la fermezza ne risulti indebolita.
Non si deve tendere a schiacciare “il nemico”, interiore oppure oggettivo che sia, perché una dura contrapposizione va sicuramente a rafforzare proprio ciò che essa cerca di sconfiggere.
Non è il grande accumulo di forza yang che, di per sé, è garante di realizzazioni: non bisogna, infatti, confondere la determinazione con l’aggressività, che è frutto di emotività e pressioni interne.

Per la filosofia dello Yi Jing, una decisione e un’azione davvero risolute non si basano sulla forza ma sulla durata, inquadrandosi più correttamente in una concezione di “processo” e di “efficacia”.

Yi Jing vuol dire Libro (Jing) dei Cambiamenti (Yi)
Per il cinese l’ideogramma yi, che indica il cambiamento, non ha niente d’intellettuale: esso è formato semplicemente dalla giustapposizione di due segni: in alto il sole e sotto la pioggia che cade! 
Questo ideogramma non DESIGNA il cambiamento, lo DISEGNA!

Yi ha tre significati:
1.  concezione contadina arcaica del succedersi di sole e pioggia e quindi dell’alternarsi delle stagioni.
2.  regolarsi secondo il tempo atmosferico per seminare e raccogliere.
3.  legge fissa: è sicuro che dopo la pioggia ci sarà il sole e dopo l’inverno la primavera.

Questa è la naturale conclusione cui tutti possiamo giungere, la trasformazione universale: poiché tutto cambia continuamente, il cambiamento è la sola legge che non muta, ma che vale sempre e dappertutto. 


Fonte: Andrea Biggio su “La Bussola D’oro”

23 gen 2012

La differenza tra me e te




La differenza tra me e te
Non l’ho capita fino in fondo veramente bene
Me e te
Uno dei due sa farsi male, l’altro meno, però
Me e te
E’ quasi una negazione.

Io mi perdo nei dettagli e nei disordini, tu no.
E temo il tuo passato e il mio passato, ma tu no.
Me e te
E’ così chiaro che sembra difficile…

La mia vita
Mi fa perdere il sonno, sempre
Mi fa capire che è evidente
La differenza tra me e te

Poi mi chiedi come sto
E il tuo sorriso spegne i tormenti e le domande
A stare bene, a stare male, a torturarmi, a chiedermi perchè.

La differenza tra me e te
Tu come stai? Bene. Io come sto? Boh!
Me e te
Uno sorride di com’è, l’altro piange cosa non è
E penso sia un errore…

Io ho due, tre certezze, una pinta e qualche amico
Tu hai molte domande, alcune pessime, lo dico
Me e te
Elementare…da volere andare via.

La mia vita
Mi fa perdere il sonno sempre
Mi fa capire che è evidente
La differenza tra me e te

Poi mi chiedi come sto
E il tuo sorriso spegne i tormenti e le domande
A stare bene, a stare male, a torturarmi, a chiedermi perchè.

E se la mia vita ogni tanto azzerasse
L’inutilità di queste insicurezze
Non te lo direi.

Ma se un bel giorno, affacciandomi alla vita
Tutta la tristezza fosse già finita
Io verrei da te.

Poi mi chiedi come sto
E il tuo sorriso spegne i tormenti e le domande
A stare bene, a stare male, a torturarmi, a chiedermi perchè.

La differenza tra me e te
Tu come stai? Bene. Io come sto? Boh!
Me e te
Uno sorride di com’è, l’altro piange cosa non è

E penso sia bellissimo...penso sia bellissimo...

22 gen 2012

Sogni



Per quanto irrealizzabili

non possiamo fare a meno dei nostri sogni.

Il sogno ci dà forza e ci tormenta

ci fa vivere e ci fa morire.

E anche se ci abbandona

le sue ceneri rimangono sempre

in fondo al cuore.


19 gen 2012

56. Il Viandante


Sentenza: Il Viandante. Piccola riuscita. Oracolo per un viandante: fausto.

Commento alla Sentenza: Il Viandante. «Piccola riuscita».
Il Fuoco (che tende verso l'alto) è sul Monte (che resta fermo): non si sofferma.
Perciò è detto:  «piccola riuscita».
Il tempo del Viandante riveste grande importanza.

Immagine: Il Fuoco sul Monte: questa è l'immagine del Viandante.
Ispirandosi ad essa, il signore è chiaro e cauto nell'applicare le punizioni e non indugia nei procedimenti giuridici.





Chi lo chiama l’Errante, chi il Viandante, chi lo definisce l’Eremita, sia nei Tarocchi che nell’I Ching si trova questa figura, un po’ austera ed inquietante.
Il Viandante rappresenta  colui che ha trovato la forza necessaria per allontanarsi dal dolore e dalla sofferenza. 
Egli non può tornare indietro. Non ha un luogo che possa chiamare casa.
Ha preso coscienza degli errori, suoi e degli altri, e sa che deve reagire.
Ma non ha una meta. Non ha un luogo dove recarsi.
Spera di trovarlo, il suo viaggio non durerà per sempre, ma sa che è ancora troppo presto.

Il suo è un vagare lento, attento, alla ricerca di qualcosa, una persona, un sentimento, una risorsa che gli possa essere utile, ma sempre nella consapevolezza di non potersi ancora fermare.
Il suo destino è quello di viaggiare, ed è cauto e prudente come uno straniero in terra straniera.
E’ così che impara quanto sia effimera la gioia, che scopre quanto sia rischioso il possesso.

Il Viandante dell’I Ching riflette anche sulla totale imparzialità della giustizia: il nobile, infatti, è cauto nell’applicare le punizioni e non tira per le lunghe i litigi.





Nei tarocchi questa figura diventa l’Eremita, la carta numero IX.
Il simbolismo della ricerca interiore qui viene accentuato.
Infatti è raffigurato come un vegliardo con una lanterna e un lungo bastone, elementi essenziali per il suo lungo viaggio attraverso l’oscurità.
Ed è proprio quella lanterna, dalla luce fioca, che dà l’immagine del buio, e ricollega l’Eremita al Viandante.
Nel buio di una vita dolorosa, l’eremita ha trovato una lanterna e un bastone, simboli di una iniziale presa di coscienza e scoperta di errori, ed ha intrapreso il suo viaggio alla ricerca della Conoscenza.
Per conquistare lanterna, bastone e mantello, l’Eremita ha tratto coraggio dalla carta che lo precede, La Giustizia che gli ha fornito il coraggio e la lucidità per soppesare e decidere di compiere il suo viaggio interiore.
Ma anche qui non ha una meta, e sa che la prima cosa che potrà raggiungere è la carta che lo segue: la Ruota di Fortuna, da cui acquisirà la consapevolezza della precarietà e ciclicità della Vita.

La figura del Viandante e dell’Eremita hanno in comune il senso del viaggio, la ricerca interiore, la solitudine, la caducità della vita.

Perché chi non è in pace con se stesso, non può trovare pace nel mondo; tuttavia, poiché niente è eterno, egli sa che non lo è nemmeno il viaggio, la ricerca e la solitudine.

17 gen 2012

O me, O Vita!

O me, o vita!
Domande come queste mi perseguitano.
Infiniti cortei d’infedeli,
Città gremite di stolti,
Che v'è di nuovo in tutto questo?
O me, o vita!

Risposta:
Che tu sei qui.
Che la vita esiste, e l’identità.
Che il potente spettacolo della vita continua,
e che tu puoi contribuire con un verso.


Walt Whitman




Post dedicato ad Ispy :-)


16 gen 2012

Amore e Immortalità



Tutti gli uomini temono la morte. E' una paura naturale che ci consuma tutti.
Temiamo la morte perché sentiamo che non abbiamo amato abbastanza o non abbiamo amato affatto, che alla fine sono la stessa cosa.
Comunque, quando fai l'amore con una donna davvero eccezionale, una che merita il massimo rispetto in questo mondo e che ti fa sentire davvero potente, quella paura della morte sparisce completamente.
Perché quando condividi il tuo corpo ed il tuo cuore con una donna eccezionale il mondo svanisce.
Voi due siete le uniche persone nell'intero universo. Hai conquistato il cuore di una donna eccezionale, la cosa più vulnerabile che lei può offrire ad un'altra persona.
La morte non indugia più nella mente.
La paura non annebbia più il tuo cuore.
Solo la passione per vivere, e per amare, diventa la tua unica realtà.
Questo non è un compito facile, per esso ci vuole un insormontabile coraggio.
Ma ricorda questo: nel preciso momento in cui farai l'amore con una donna davvero eccezionale, ti sentirai immortale.

Midnight in Paris


13 gen 2012

I Giorni



I giorni son sempre più brevi. 
Le piogge cominceranno.
La mia porta, spalancata, ti ha atteso.
Perché hai tardato tanto?


Sul mio tavolo, dei peperoni verdi, del sale, del pane.
Il vino che avevo conservato nella brocca
l'ho bevuto a metà, da solo, aspettando.
Perché hai tardato tanto?

Ma ecco sui rami, maturi, profondi
dei frutti carichi di miele.
Stavano per cadere senz'essere colti
se tu avessi tardato ancora un poco.

Nazim Hikmet

11 gen 2012

L'attività spontanea e il senso della vita



L'attività spontanea è libera attività della propria essenza e implica, in termini psicologici, quello che la radice latina della parola, sponte, significata letteralmente: di propria libera volontà. Per attività non intendiamo il «far qualcosa», bensì quell'attività creativa che può operare nelle proprie esperienze emotive, intellettuali e sensuali, e anche nella propria stessa volontà.
Un presupposto di questa spontaneità è l'accettazione della personalità totale, e l'eliminazione della spaccatura tra «ragione» e «natura»; infatti, solamente se l'uomo non reprime parti essenziali del proprio essere, solo se è diventato trasparente a se stesso, e solo se le diverse sfere della vita hanno raggiunto una fondamentale integrazione, l'attività spontanea è possibile.

Essa attira profondamente chiunque non sia talmente arido da aver perduto la capacità di percepirla. In realtà non c'è nulla di più accattivante e convincente della spontaneità, in chiunque la si trovi.
La maggior parte di noi è in grado di notare certi momenti in cui è spontaneo, che sono nello stesso tempo momenti in cui è autenticamente felice. Si tratti della fresca e immediata percezione di un paesaggio, o del sorgere di una verità come risultato della nostra riflessione, o di un piacere dei sensi che non sia filtrato attraverso stereotipi, o dell'insorgere dell'amore per un'altra persona: in questi momenti sappiamo tutti che cosa sia un atto spontaneo, e tutti possiamo intuire che cosa la vita umana potrebbe essere se le esperienze spontanee non fossero così sporadiche e casuali.

In che senso l'attività spontanea è la risposta al problema della libertà?
La libertà negativa (indipendenza) di per sé fa dell'individuo un essere isolato, il cui rapporto con il mondo è remoto e sospettoso, e il cui Io debole è continuamente minacciato.
L’attività spontanea è il solo modo in cui l'uomo può superare il terrore della solitudine senza sacrificare l'integrità del suo essere; infatti nella realizzazione spontanea della propria essenza l'uomo si riunisce al mondo: all'umanità, alla natura e a se stesso.
L'amore è la principale componente di tale spontaneità, non l'amore come dissoluzione della propria identità in un'altra persona, non l'amore come possesso di un'altra persona, ma l'amore come affermazione spontanea della realtà e degli altri, come unione dell'individuo con l'esterno sulla base della conservazione della propria coscienza individuale. Il carattere dinamico dell'amore sta proprio in questa polarità: esso sorge dal bisogno di superare la separazione, porta all'unità, e tuttavia l'individualità non è eliminata.
Il lavoro è l'altra componente: non il lavoro come attività ossessiva per sfuggire la solitudine, non il lavoro come rapporto con la natura che in parte è dominio su di essa e in parte adorazione e sottomissione agli stessi prodotti delle mani dell'uomo; bensì il lavoro come creazione, in cui l'uomo diventa uno con la natura nell'atto del creare. Ciò che è vero dell'amore e del lavoro, è vero di ogni altra forma di spontaneità, si tratti della consapevole percezione del piacere dei sensi o della partecipazione alla vita politica della collettività.

L’azione spontanea afferma l'individualità e nello stesso tempo unisce l'Io agli uomini e alla natura. La fondamentale dicotomia implicita nella libertà - la nascita dell'individualità e il dolore della solitudine - viene dissolta su un piano più alto dall'attività spontanea.
In ogni attività spontanea l'individuo abbraccia il mondo. Non solo la sua essenza individuale resta intatta, ma si rafforza e si consolida.
Infatti l'essere di ciascuno è tanto forte quanto è attivo. Non c'è vera forza nel possesso, sia esso di beni materiali, oppure di qualità spirituali, come i sentimenti o i pensieri. Non c'è forza nemmeno nell'uso e nella manipolazione degli oggetti; ciò che usiamo non è nostro semplicemente perché lo usiamo. Nostro è solo ciò a cui siamo legati dalla nostra attività creativa, si tratti di un oggetto o della relazione con una persona. Solo le qualità che sorgono dalla nostra attività spontanea rafforzano l'identità e formano pertanto la base della sua integrità.
L'incapacità di agire spontaneamente, di esprimere quel che veramente si sente e si pensa, e la conseguente necessità di presentare uno pseudo-io agli altri e perfino a se stessi, sono la radice del sentimento di inferiorità e di debolezza.
Che ne siamo o no coscienti, non c'è nulla di cui ci vergogniamo di più del fatto di non essere noi stessi, e nulla che ci dia più orgoglio o felicità del pensare, sentire e dire quello che davvero è nostro.

Ciò implica che quello che importa è l'attività in quanto tale, il processo e non il risultato. Nella nostra civiltà l'accento batte proprio sulla cosa opposta. Produciamo non per una soddisfazione concreta, ma per il fine astratto di vendere la nostra merce; riteniamo di poter acquistare ogni bene materiale o immateriale comprandolo, e così le cose diventano nostre senza alcuna partecipazione di creatività o consapevolezza da parte nostra nei loro confronti. Analogamente, consideriamo le nostre qualità personali e il risultato dei nostri sforzi come merci che possono essere vendute in cambio di denaro, prestigio e potere. Così l'accento si sposta dall'immediata, naturale, soddisfazione dell'attività creativa, al valore del prodotto finito.
In questo modo, l'uomo perde la sola soddisfazione che può dargli vera felicità - l'esperienza dell'attività del momento presente - e rincorre un fantasma che lo lascia deluso non appena crede di averlo afferrato: quell'illusoria felicità che si chiama il successo.

Se l'individuo realizza sé stesso mediante l'attività spontanea, e in questo modo si mette in rapporto con il mondo, allora cessa di essere un atomo isolato; sia lui che il mondo diventano parti di un tutto organico; egli occupa il suo giusto posto, e così i dubbi su se stesso e sul significato della vita si dileguano.
Questi dubbi scaturivano dal suo isolamento e dal soffocamento della vita; quando egli riesce a vivere non in modo coatto, né da automa, ma spontaneamente, essi scompaiono. Ha coscienza di sé come di un individuo attivo e creativo, e riconosce che c'è un solo significato della vita: l'atto stesso di vivere.
Se l'individuo supera il dubbio fondamentale su se stesso e sul suo posto nella vita, se si riunisce al mondo abbracciandolo nell'atto del vivere spontaneamente, acquista forza come individuo e acquista anche sicurezza.  
È la sicurezza che solo la libertà può dare, e che non ha bisogno di illusioni perché ha eliminato le condizioni che rendono necessarie le illusioni.


Erich  Fromm 

9 gen 2012

Vampire Knight 77 notte - Yuuki e Sara


Il capitolo 77  inizia con un flashback di molti anni prima:
il giovane Kaname e Takuma vengono ingannati ancora una volta da Kaien, che li costringe ad andare in una località invernale. Proprio quando Takuma chiede se si tratti di una sorta di test, Kaien nomina i due gemelli Kiryu - Zero ed Ichiru - che giocano con la neve, fuori dalla finestra. Kaname li osserva e sembra sorpreso di trovare là i due gemelli, nati da una stirpe illustre di discendenti Hunters.
Fu in quel preciso momento che il terribile piano di Kaname prese forma ed ebbe inizio!

(fine flashback.)



Sara chiede a Yuuki se lei sarà la sua alleata, e in cambio lei le dirà quali segreti malvagi Kaname sta cercando di coprire. Takuma scatta fuori e dice a Yuuki di lasciar perdere, perché sarebbe terribile  se il sangue scorresse in Accademia. Sara richiama Takuma, che si scusa subito. Yuuki gli assicura che non ci sarà nessuna lotta, ma non può ignorare ciò che Sara ha appena detto. Poi dice a Sara che effettivamente in quello stesso momento, Kaname sta facendo una cosa imperdonabile, ma sembra che Sara abbia davvero paura sapendo che è il prossimo obiettivo, secondo ciò che ha detto Kaname. Stringendo le mani a pugno, Yuuki dice che non permetterà che Kaname faccia quello che desidera, e non le importa quale sia il suo segreto. Sara chiede se le darà la sua protezione. Yuuki le risponde che lo farà, come capo dormitorio, fino a quando Sara resterà all'interno della sua stanza.



Una volta uscita dalla stanza di Sara, Hanabusa dice di essere sollevato dal fatto che Yuuki sia uscita illesa dalla conversazione con la nobile sanguepuro; Yuuki ammette che fin dall'inizio, lei non si è mai fidata totalmente di Sara. Hanabasua le dice di stare attenta, perchè quelli dentro potrebbero udire. Yuuki dice che va bene, e poi continua dicendo che la prima volta che vide Sara [alla festa in casa Aidou, quando lei era ancora sigillata in forma umana], già pensò che lei non fosse così come si mostra. Si chiede poi quale altro segreto Kaname nasconda. 

Da qualche altra parte, il presidente della Day Class decide di andare al dormitorio Luna e Yori lo accompagna, chiedendosi come mai la sua memoria sulla classe della Notte non sia stata del tutto cancellata.
Il ragazzo le chiede perché mai lei lo stia accompagnando con lui e Yori risponde che anche lei vuole andare a vedere una sua amica.
Il capo dormitorio della Classe Sole dice che aveva visto Zero di buon mattino con una ragazza dai capelli lunghi in uniforme bianca che lo portava nella foresta. Yori capisce che si tratta di Yuuki, e sa che il ragazzo non si ricorda più di Yuuki. 
Poi, il ragazzo guarda una coppia di ragazzi in uniforme bianca che stanno prendendo dei farmaci confezionati in blister. Egli chiede a Yori se quella ragazza dai capelli lunghi, che aveva la stessa uniforme, non faccia parte della Night Class, ma Yori lo trascina via perché quei vampiri stanno guardando molto male verso loro due.
 Allontanandosi, il ragazzo scorge quella stessa ragazza dai lunghi capelli  insieme a Zero, che vanno di fronte ai due ragazzi. Questi dicono sgarbatamente al capo dormitorio femminile [ossia a Yuuki] di andarsene.



Yuuki dice a Zero di non immischiarsi, perché quello è il suo lavoro e Zero le risponde malamente di farla finita e di affrontarli rapidamente. Lei lo guarda interdetta, poi si avvicina rapidamente ad uno dei due vampiri, dicendogli che è proibito  inseguire gli umani nel collegio e che è contro le regole ferire gli studenti della Day Class. Poi, mentre li rimprovera, toglie loro le pillole ematiche che nascondevano in tasca. Chiede se le compresse sono la ragione che li ha portati a dimenticare tutte le cose che non si possono fare alla scuola.
I due vampiri allora si avventano su di lei per riprendersi le pillole, ma Yuuki le getta a Zero. I vampiri  [che sembrano influenzati dalle pillole di Sara] afferrano Yuuki per le braccia, mordendola.

 Zero immediatamente punta la sua pistola contro uno dei due vampiri, ma Yuuki gli intima di starne fuori. Poi dice ai due vampiri di calmarsi, di tornare in sè e di ricordare il motivo per cui sono andati in quella scuola. I vampiri, sorpresi dal loro comportamento audace nei confronti della sanguepuro Kuran, si ritraggono e chiedendo perdono si inginocchiano davanti alla nobile Yuuki. Si chiedono che cosa stessero facendo e affermano di essere pronti ad accettare qualsiasi punizione per l’imperdonabile gesto fatto.
 Yuuki è sorpresa che i due si comportino normalmente, ma poi capisce che è grazie al suo sangue, se i due si sono riavuti. Yuuki li tranquillizza, dicendo  che va tutto bene, sa che non è colpa loro e dal momento che è ancora giorno, ordina loro tornare alle loro stanze. Poi, si accorge della presenza di un ragno sulla spalla di un ragazzo. Lei lo prende ed il ragno vola via. Yuuki capisce che è una forma della nobile Sara, e che i due vampiri erano controllati dalla sua volontà.

Yuuki si volge poi verso Zero [che la guarda tra il sofferente e lo sdegnato] e lo ringrazia per averla comunque protetta…. ma quando cammina verso di lui, Zero sembra tirarsi indietro. Molto irritato, l’Hunter le dice di non avvicinarsi oltre a lui.  Yuuki, evidentemente dispiaciuta, accosta il braccio sanguinante al proprio petto,  ma Zero si allontana di fretta [sicuramente Zero soffre sia a causa del profumo del sangue di Yuuki che desidera ancora, sia del fatto che i vampiri la riconoscono come sanguepuro e loro leader.] Non hanno notato che un altro ragno li sta osservando da un albero.



Frattanto, la nobile Sara che tiene al guinzaglio una ragazza vampira [la serva del nobile Hanadagi, ucciso dalla stessa sanguepuro], ride di Yuuki e Zero, definendoli come ridicoli. Appoggiandosi al suo “animale domestico”, Sara dice che ha deciso di smuovere un po’ le acque tra i due, per vedere di portarli dalla sua parte, contro Kaname.
La povera ragazza incatenata le chiede con rabbia se ancora una volta, la malvagia sanguepuro vuole fare ciò che ha fatto con il suo nobile padrone Hanadagi, progettando di attaccare improvvisamente qualcuno che poi rimarrà intrappolato nei suoi piani malvagi. Sara le dice che le piace molto rendere “piacevoli” agli altri le cose che non amano, proprio come sta facendo con lei.

Zero arriva davanti alla camera di Sara e dice nervosamente ad Hanabusa che sarà lui a sostituirlo alla guardia della stanza della purosangue. Sara va alla porta ed augura a Zero 'buon lavoro' ringraziandolo del suo impegno di Guardian. Poi si avvicina al vampiro e gli dice: "Devo dirti qualcosa che non ho detto a Yuuki." e sussurra qualcosa al vampiro, che a tutta prima sembra turbato….poi l’Huter fa un sorriso incredulo a ciò che la nobile gli ha appena detto.



Nello stesso momento, Yuuki si reca nella Night Class. La giovane Kuran annuncia a tutti che ha intenzione di effettuare un controllo in tutto il dormitorio, e se i vampiri non vogliono che lei si metta ad esaminare ogni appartamento, è bene che le consegnino spontaneamente tutte le [nuove] compresse che hanno. Li avverte infine [con un piglio autoritario che ricorda tanto il nobile Kaname Kuran] che anche se le nascondessero, lei saprebbe sicuramente trovarle.



Quale segreto terribile ha rivelato la nobila Sara a Zero su Kaname? Sarà la verità?
E questa rivelazione potrebbe allontanare Zero da Yuuki e renderlo alleato di Sara?
Lo scopriremo nel prossimo capitolo: 78 - Corruzione! 

FONTE: Vampire Knight Forum Community